mercoledì 26 novembre 2014

Diario Tappa 3 - Ouzoud - Ait Attab - Ouaouizeght


Mercoledì 23 aprile 2014
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Ouzoud - Ait Attab - Ouaouizeght
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P3105 - P3100 - R304 - R306



 
Km 72.26
D+ mt. 1.634
D-  mt. 1.519
Max mt. 1.099
Temperatura min/max 18C°/37 C°
Umidità min/max 20%/76%
 
Alle 7 del mattino il fratello del gestore dell'albergo mi accompagnò a visitare le cascate. Ci sarei potuto andare da solo ma quando stai facendo un viaggio come il mio, è importante stringere relazioni, comprendere la cultura, lasciare andare gli eventi, mantenendo comunque un certo controllo.
 
Dopo il giro, mi preparai per la partenza. Il gestore, il fratello e il francese erano in trepidazione e seguivano ogni mio gesto vicino alla bicicletta.
Uscii da Ouzoud e in un attimo mi trovai su una ripida salita impreparato e cadde la catena. A parte questo, la strada era bellissima tanto da fermarmi e cantare forte giù per la valle un canto dialettale con melodia arabeggiante, e di sotto qualcuno mi rispose.
Come spesso mi capita in momenti di grande gioia in bicicletta, gridai chiamando "papà!".
Penso sempre che se qualcuno mi sentisse penserebbe che mio padre era stato un ciclista e che ora non c'è più. Invece mio padre c'è ancora e forse queste imprese le compio in parte per lui.

 
Incontrai un ragazzino sbucato dal nulla (in Marocco è consueto) che mi chiese dell'acqua, fu solo il primo perchè nei giorni successivi ne trovai diversi. Mi feci fare una foto da lui.
 
La strada saliva abbastanza dolcemente per poi cominciare ad incunearsi in una lunga e ripida gola fino al ponte di ferro che oltrepassava il fiume e risaliva dall'altra parte della valle.
Quel ponte rappresentava il mio primo traguardo; avevo pensato che se fossi giunto fin lì, avrei avuto buone possibilità di potercela fare per il resto del viaggio.
 
Ad Ait Attab era giorno di mercato e mi fermai in un bar con pergolato in paglia per rifocillarmi. All'incrocio, mentre si alzava il Salàt*, un drappello di uomini mi stava vicino e consultavano la cartina insieme a me, indicandomi la strada.
Superai il mercato passando tra gente ammirata dal mio passaggio e ripresi il percorso in una valle questa volta più ampia e con montagne dai profili più morbidi di quelle incontrate prima del ponte.
Ben presto mi ritrovai in una valle che oggi designo come il passaggio più incantevole di tutto il viaggio. Rocce rosse, piante grasse, falesie, la strada che saliva piano e il torrente alla mia destra; un paradiso.
 
La salita si fece sempre più dura e la valle diventava lontana fino a ricongiungermi con la strada principale che da Beni Mellal scendeva ad Azilal.
Una discesa ampia e veloce che mi portò nei pressi della diga di Bin El Ouidane sulla quale proseguiva la strada per Azilal.
 
Mi fermai in un baretto sulla strada. Domandai delle cose al gestore sul Medio Atlante e lui mi disse che dovevo stare attento alle grandi città come Fes, Marrakech mentre in montagna potevo dormire anche per strada che non c'erano problemi; in effetti avevo in parte preso le misure con quella cultura e avevo già capito molte cose in soli 3 giorni.
 
Al bivio prima della diga presi a sinistra per una salita che poi avrebbe costeggiato la diga lasciandola a destra.
Il panorama era bellissimo; terrapieni rossi che affioravano dall'acqua e cielo terso. Arrivai a Ouaouizeght ed un giovane in bicicletta con una maglia ciclistica svizzera fu così gentile da accompagnarmi all'hotel che avevo prenotato e parlare con il gestore.
Mi lasciò il suo indirizzo, forse sperando che gli spedissi qualcosa di tecnico per la sua bicicletta.
 
Cenai all'ultimo piano, ero solo nella stanza con il gestore che mi raccontava di abitare a Casablanca e che veniva ogni tanto a lavorare in quell'hotel.
La bicicletta era sistemata nel corridoio dell'hotel ma di notte andai a controllare.
 
Al piano terra c'era un tipico salone simile a quello trovato a Demnate, dove una folla era riunita a guardare una partita alla tv.
Mi addormetai tra le urla di tifo che giungevano da sotto, stanco e soddisfatto. Il Medio Atlante era stato conquistato e l'indomani l'avrei ripreso per portarmi nella bocca dell'Alto Atlante.
 
Pensavo alle persone care in Italia che stavano seguendo il mio viaggio e che non avrebbero potuto immaginare davvero cosa stavo vivendo e provando in quel momento.

 
*Le Salàt sono esortazioni canore alle preghiere volontarie e sono adempiute cinque volte da tramonto a tramonto; all'alba, a mezzogiorno, al pomeriggio, al tramonto e di notte, in tempi precisi. Gli appelli vengono lanciati dal muezzin dall'alto dei minareti.

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