sabato 1 novembre 2014

Diario Tappa 9 - Merzouga - Alnif


Martedì 29 aprile 2014
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Merzouga - Alnif
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N13 - Rissani - N12 - Alnif

 
Mi alzai prestissimo e mi posizionai sul crinale di una duna con la videocamera puntata sul sorgere del sole.

La sabbia era freddissima e intorno c'era solo silenzio e un solo colore, l'oro!
Spuntò il sole e lo filmai, poi feci i preparativi per rientrare a Merzouga a dorso di cammello.
Nella locanda feci colazione e ripartii alla volta di Rissani.
 
Qui comincia il dramma! Non avevo proprio idea del caldo che avrei dovuto affrontare e che ad un certo punto raggiunse i 49°C al manubrio.
Tutta la scorta d'acqua era caldissima e per 54 Km dopo Rissani non c'era nulla, solo strada a perdita d'occhio, vento che sollevava vortici di sabbia e sole a picco.

 
Dovetti fermarmi e chiedere aiuto.
Si fermò un turista francese con la moglie che non esitò a darmi una bottiglia d'acqua fresca da un litro e mezzo ed in seguito due italiani che mi diedero del miele e vollero il mio numero di telefono per accertarsi che arrivassi ad Alnif.
Dopo quei 54 Km, denominato "deserto nero", apparve un chiosco con delle persone. Il titolare parlava italiano ed era stato nel nostro paese per anni ed ora aveva deciso di ritornare perchè era vecchio, diceva.
 
Mangiai avidamente omelette, pane, pomodoro oltre che a bere e ripartii.
Il vecchio mi disse di fermarmi poco più avanti da un suo amico.
Così feci. Il suo amico era anche lui assai anziano e portava una tunica bianca. Mi offrì il the e poi mi portò un quaderno dove c'erano scritti i pensieri dei viaggiatori che erano passati da lui. Scorsi anche molti commenti italiani.
Scrissi qualcosa e ripartii.

 
Non avevo mai fatto così tardi in quei giorni, erano passate le 19.30 e il sole si apprestava a tramontare quando scorsi da lontano le prime avvisaglie di civiltà: Alnif!
Trovai subito un albergo sulla strada e presi una camera. Era caldissima, soffocante ed ero l'unico a cenare nella sala che era zeppa di mosche.
Non stavo bene, mi sentivo sfinito.
Poco prima di addormentarmi squillò il cellulare, la prima volta da nove giorni a questa parte, mia madre!


Fu contenta di sentirmi e anch'io!
Capii dal suo tono di voce che non era più preoccupata come alla mia partenza.
Le dissi che stavo per dormire (ore 21.30) e che il giorno dopo avrei deciso cosa fare perchè ero davvero stanco.

 
La tappa più dura dunque non fu una di quelle in salita dell'Alto Atlas ma quella tappa in leggera salita, senz'acqua, disidratato, piegato dal caldo e dal vento ma anche con un principio di malessere indefinibile.

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