domenica 23 novembre 2014

Diario Tappa 4 - Ouaouizeght - Tiferte


Giovedì 24 aprile 2014
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Ouaouizeght - Tiferte
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R306 - il località AGLAF, Pista sterrata fino a Tiferte
 
 
Dopo una povera colazione, partii da Ouaouizeght subito in salita. Ormai stavo
 
galoppando nel cuore del Medio Atlante e il territorio era continuamente mosso da salite e discese che tendenzialmente salivano di quota in vista dell'Atlante
Centrale.
 
Le salite erano impegnative ma con l'allenamento dei giorni precedenti e il giusto passo non soffrivo particolarmente.
Seguendo la R306, giunsi così al ponte di ferro sul fiume Asif Ouirine che ritrovai
alla fine della tappa.
 
Più tardi appresi che quel fiume, secondo i berberi della zona, era la divisione
naturale tra in Medio e l'Alto Atlante.
 
Mi fermai a Tagelft per un pranzo veloce in un bar e poi di nuovo in strada verso
Tiferte e Boutferda.
 
In verità la mia meta era proprio Boutferda da dove contavo di andare ad ammirare il villaggio abbandonato di Aoujgal, un villaggio su una lunga falesia a
picco sulla valle.
 
In località Aglaf la strada asfaltata continuava, mentre a sinistra cominciava una
pista di terra rossa che conduceva a Tiferte; in quel momento capii realmente di
essere in Marocco. Navigazione a vista, nessun cartello, solo l'informazione di una donna che in cambio chiese una moneta.
 
Quella pista era bellissima, dai tornanti al canyon e con salite ad occhio al 20%
dove non riuscivo nemmeno a capire come dovevo sbilanciare il peso del corpo per non far slittare la ruota posteriore ma non far impennare la bicicletta.
 
Ero stanchissimo, anche perchè le temperature da un paio di giorni continuavano a salire.
 
Finalmente vidi Tiferte da lontano e appena giunto, un drappello di ragazzi e
ragazze si misero intorno a me ad osservarmi con curiosità. "Non passano molti
ciclisti da queste parti" pensai. Tra questi ragazzi, ce n'era uno che spiccava per
gentilezza e decisione.
 
Alla mia richiesta di un bar e di dove fosse la strada per Boutferda, mi fece cenno di seguirlo, lui era in motorino.
 
Avevo qualche perplessità, non avrei voluto trovarmi in situazioni difficili ma ricordai il gestore del bar nei pressi della diga il quale mi disse che in montagna non dovevo avere paura di nulla.
 
Mi portò in casa sua e conobbi la zia.
Abdul Aziz, 22 anni, orfano.
 
Mi diede subito del cibo ed in seguito mi portò a visitare la valle presso il paese scendendo fino al fiume Asif Ouirine che avevo oltrepassato prima.
 
Mi fece vedere l'acquedotto del paese, il barbiere, le strade, ed infine mi invitò a passare la notte presso casa sua. Non mi feci pregare, poichè ero stanco e lui era un ragazzo affidabile.
 
Passai così la notte su un tappeto berbero in una stanza di muri grezzi e di notte sentivo i topi circolare sotto il pavimento!

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